Suonare o non suonare? Il dilemma del musicista di oggi

Se c’è una cosa su cui sono d’accordo tutti i musicisti è la tremenda frustrazione che deve inevitabilmente sopportare chiunque cerchi di divertirsi e divertire con della buona musica, almeno in questo paese.
Probabilmente è un tipo di insoddisfazione paragonabile a quella sofferta dai giovani d’oggi (magari appena laureati), che cercano un lavoro senza trovarlo.

E allora ecco la depressione, il risultato delle innumerevoli porte sbattute in faccia, che non ti permette più nemmeno di pensare in modo critico e ponderato sul da farsi. Si gira e si rigira, proponendo le proprie prestazioni in modo sempre meno convincente, abbassando sempre più la cifra d’ingaggio, per poi finire (se ti va bene) a suonare gratis, portandoti tutto l’impianto, pagandoti la pizza e la birra e poi portando pure qualche amico a fare da spettatore. E alla fine ringrazi pure la magnanimità del titolare del locale. Grazie mille, e speriamo di collaborare di nuovo insieme.

I primati di un tempo

Ma com’è possibile che siamo arrivati a una situazione così degradante? E’ vero, in Italia stiamo riuscendo a rovinare anche le cose su cui non temevamo rivali, però la questione “arte e musica” non era così facile da farci portare via. Insomma, la musica classica è praticamente nata in Italia (e tuttora si continua a usare l’italiano sugli spartiti, anche all’estero); molti fra i più importanti pittori e scultori degli ultimi secoli sono italiani; per finire, dBel Paese era una meta scelta da moltissimi artisti internazionali, per apprendere le tecniche dai Maestri famosi in tutto il mondo, o semplicemente per lasciarsi ispirare per le proprie composizioni.
Un tipico esempio è Padre Martini, che ha fatto del suo convento bolognese una vera e propria casa per moltissimi musicisti (uno fra tanti, il Mozart che tutti conosciamo).

Tanto tempo fa, il musicista era riconosciuto, apprezzato e sostenuto.  Adesso, il musicista è sostanzialmente un povero omino che si è fatto un mazzo tanto per diventare un grande professionista (parliamo dei musicisti veri, eh… i ragazzini che prendono in mano la chitarra e il giorno dopo vanno a “rockeggiare” nella parrocchia non li consideriamo) e che per poter suonare di tanto in tanto deve lavorare a destra e a manca, spesso in settori che di “artistico” non hanno proprio un bel niente.

La commercialità

Se è vero che ogni epoca ha le sue peculiarità, e che le persone, per avere successo nella vita, devono adattarsi alle regole imposte dalla società di quel momento, questa epoca è molto buia per gli artisti.
Sì perché la società dei giorni nostri impone una musica regolare, ripetitiva, monotona, qualcosa che possa entrare subito nella testolina della gente e quindi essere ben spendibile nelle radio, nelle discoteche, nei bar e nelle grandi feste. Complice il fatto che, nella frenesia a cui tutti siamo sottoposti, non c’è più nemmeno il tempo per soffermarsi ad ascoltare un brano… Fatta eccezione per i concerti di musica classica a Teatro (lì si paga il biglietto per stare seduti, immobili, ad ascoltare… è una sorta di ascolto autoimposto, ma che per fortuna funziona ancora).
Di conseguenza l’ascoltatore sta diventando più “pigro” e il musicista deve condizionare tutto il proprio lavoro per mantenere i canoni dettati da questa regressione moderna. Perché oggi, tra i loop, i sample, arpeggiatori e tunz-tunz vari, non ci vuole praticamente niente per sfornare un brano pronto da mandare su Studio Delta.

I vecchi

Come se questa tendenza alla dequalificazione non bastasse, c’è un altro aspetto che va considerato: i vecchi.
Ho volutamente utilizzato quella parola, anche se avrei potuto impiegarne delle altre, più leggere e meno offensive. Anziani non renderebbe l’idea, così come “persone di una certa età“. La parola giusta è proprio “vecchi”.
E con questa parola non voglio riferirmi solo agli ultra settantenni, perché tra loro c’è anche chi fa il “ragazzino” e sostiene la musica in tutte le sue forme e senza eccezioni, ma voglio includere tutti gli antimusicanti di ogni età.
In questa categoria sociale troviamo gli individui che, ad esempio, chiamano i carabinieri perché alle 23:40 del sabato seraci sono dei ragazzini che fanno casino in piazza con quelle chitarre e non so che“, mentre questi poveri vecchi (che abitano nel costosissimo appartamento in centro che si affaccia proprio sulla piazza) non riescono a dormire, che magari la mattina dopo devono alzarsi presto oppure non devono fare un bel niente, ma tant’è: è una questione di principio.

Già stanno diminuendo sempre di più i gestori dei locali e gli organizzatori di eventi che credono nella musica live; se ci vogliamo mettere pure le denunce e le querele per disturbo della quiete pubblica, allora il destino è già segnato.
Chi gliela fa fare, al gestore (di turno) del bagno al mare, a rischiare di ricevere multe da migliaia di euro oppure che gli venga chiusa l’attività, solo per far suonare dei ragazzi?

Ma dico io: se ti da fastidio così tanto sentire del casino il sabato sera, perché hai scelto di abitare proprio in mezzo al casino? E’ naturale che in centro, o sul lungomare, ci sia della confusione. La soluzione è molto semplice: devi sloggiare. Così puoi vivere la tua vita da vecchio con tutto il silenzio che desideri (magari tra le colline o in periferia) e allo stesso tempo non bombardare lo sviluppo turistico e artistico della tua città.

Conclusione

Io personalmente sono molto abbattuto su questo fronte (come si può intuire dalla lettura di questo articolo), ma per fortuna vedo ancora dei piccoli lumi, qua e là. Sono convinto che il musicista deve darsi da fare – ora più che mai – per far sì che il talento non venga soppiantato dalla spudorata imprenditoria del panorama musicale italiano.
Ci sono ancora posti dove andare a suonare, che ignorano deliberatamente le proteste dei vecchi, che pagano i musicisti, che accolgono chi vuole ascoltare. Se ci sarà un’inversione di tendenza (lo spero proprio), saranno proprio questi posti a rilanciare la cultura del live.

A tale scopo, sto lavorando a un paio di progetti molto ambiziosi, che potrebbero diventare una risorsa molto importante per il musicista e per l’ascoltatore. Richiederà molto tempo e altrettanta fatica, ma se va tutto come deve andare riuscirò nel mio intento.
Per il momento, visto che si tratta di qualcosa appena agli albori, non voglio svelarvi nient’altro.
Ma continuate a seguirmi per restare aggiornati.

Buona musica a tutti!

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